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05 / 12 / 2024

“COS’HAI DA GUARDARE?” IL CORTOMETRAGGIO PRODOTTO DA CPD È SUL SITO DE LA STAMPA

Siamo entrati nel pieno del DisFestival e il cortometraggio prodotto dalla CPD con la regia di Paolo Severini è stato presentato il 2 dicembre nella Sala Grande del Circolo dei lettori.

Il momento clou del DisFestival arriva con il 3 dicembre. Nel 1993 la Commissione Europea, in accordo con le Nazioni Unite, ha istituito questa data quale Giornata Europea delle Persone Disabili e dal 2008 le Nazioni Unite hanno esteso la ricorrenza del 3 Dicembre a tutto il mondo ed è diventata la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità”.

Per questa occasione la CPD ha lanciato il cortometraggio, “Cos’hai da guardare?”, presentato il 2 dicembre al Circolo dei lettori di Torino di fronte a una sala gremita, diretto da Paolo Severini e realizzato grazie al sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo.

Un’esperienza che va oltre lo schermo e racconta storie di vita autentica di persone con disabilità, invitando il pubblico a riflettere, emozionarsi e affrontare temi fondamentali come l’inclusione, l’abilismo e il campo delle discriminazioni. Una testimonianza così importante che è possibile vederla sul sito della Stampa al seguente link:

GUARDA IL CORTOMETRAGGIO

I protagonisti del cortometraggio sono: Mara La Verde, attivista; Silvia De Maria, atleta paralimpica; Valentina Calcagno, attrice della compagnia Buffoni di Corte; Giuseppe Antonucci, rappresentante di Sportdipiù; Francesco Canale, alias Anima Blu, artista.

“Il concetto di disabilità – racconta il regista Paolo Severini – è una linea di confine che è stata disegnata da chi si sente in possesso di quelle facoltà che rispondono a un’ipotesi di normalità. Un confine aleatorio e ingannevole che stabilisce la divisione delle categorie e si dimentica l’importanza delle persone. Per questo motivo con “Cos’hai da guardare?” vogliamo immaginare il soggetto di un cortometraggio che si pone l’obiettivo di non affrontare la disabilità, ma di raccontare storie di persone che vivono una realtà dai contorni molto vasti e frastagliati. Persone (con evidenti limiti fisici, cognitivi o percettivi) costrette a sentirsi in difetto perché chi ha disegnato quel confine ha creato una società che non gli consente di vivere la propria vita con i mezzi a loro disposizione. Quindi non vogliamo soffermarci solo sul problema, ma vogliamo raccontare il loro quotidiano e compiere questa operazione vuol dire fare i conti con le loro identità, con le difficoltà che incontrano, con i desideri e i principi che le spingono a dare un valore alla propria esistenza. Attraverso le parole dei protagonisti vogliamo conoscere i loro affetti, i loro difetti, il lavoro, le passioni e incontrare le persone che abitano il loro mondo”.