Il MIUR ha recentemente pubblicato alcuni dati aggiornati riguardanti gli studenti con disabilità nelle scuole italiane statali, paritarie e non paritarie, riferiti all’anno scolastico 2017/2018.
I DATI – Nel 2017/2018 erano presenti nelle scuole italiane 268.246 alunni con disabilità, il 3,1% del totale, 14 mila in più rispetto all’anno precedente. Rispetto a venti anni fa, gli alunni con disabilità certificata sono più che raddoppiati. Le classi con almeno un alunno con disabilità sono state 192.606, pari al 45% del totale delle classi attivate. Il rapporto tra numero di studenti con disabilità e posti di sostegno è stato pari, nella scuola statale, a 1,69 alunni per posto di sostegno e si è registrato un incremento rispetto all’anno precedente di oltre 16.000 unità sul numero di docenti per il sostegno. Il numero complessivo, è risultato pari a 155.977 su un totale di 872.268 docenti.
LE NORME – Negli ultimi anni l’inclusione scolastica è stata oggetto di vivo interesse da parte del legislatore, giungendo ad un D. Lgs. il 66/17 che avrebbe dovuto rappresentare una significativa innovazione nelle procedure riguardanti la presa in carico degli alunni con disabilità. Il decreto, anche a seguito delle numerose perplessità emerse da più parti, è al momento oggetto di importanti rivisitazioni, che dovrebbero portare alla sua versione definitiva in tempi brevi.
Tuttavia, nonostante la presenza sempre più massiccia di alunni con disabilità certificata e l’attenzione ormai sempre più diffusa verso i processi di inclusione scolastica nell’attivazione dei percorsi formativi dei docenti, permangono numerose difficoltà ormai rilevate da diversi anni ed emergono, contestualmente, inedite preoccupazioni in merito al futuro del sostegno e dell’inclusione scolastica. Continuano infatti a persistere fenomeni di marginalizzazione, se non di vera e propria esclusione e, contestualmente, non mancano derive o proposte reiterate verso percorsi separati, assistenziali o addirittura medicalizzanti.
L’anno scolastico che si è appena concluso, dunque, ha visto ancora una volta raccontare cronache di episodi stigmatizzanti riguardanti gli alunni con disabilità, di esclusioni dai viaggi di istruzione, di atti di bullismo. Le famiglie chiamano in causa i docenti, i loro errori e le loro disattenzioni. I docenti denunciano ingerenze, prevaricazioni, mancanza di dialogo e fiducia verso la professione, in un braccio di ferro a volte difficilmente gestibile che fa solo male ai ragazzi. Anche quest’anno i docenti precari sono stati numerosissimi e, nonostante negli ultimi anni siano stati avviati diversi cicli di specializzazione, molti di essi non possiedono ancora il titolo richiesto. Non è mancato chi abbia proposto la possibilità di accesso diretto al percorso di specializzazione per i docenti con alcuni anni di servizio, ma tale proposta, diremmo a ragione, non ha incontrato successo nei tavoli di confronto.
Ancora una volta, dunque, a fine anno, potremmo al massimo fare un bilancio neutro, evidenziando le carenze ed i problemi di sempre, sia pure apprezzando gli sforzi crescenti verso lo sviluppo di una cultura dell’inclusione. Forse l’attenzione è ancora troppo centrata sui numeri, sulle diagnosi, sulle etichette, in qualche modo confortanti per chi cerca risposte. O forse, come sottolinea acutamente R. Iosa, bisognerebbe ripartire da una pedagogia dell’imperfezione, che possa essere normalità, esistenza, variabilità umana non necessariamente soggetta a normalizzazione o, in mancanza di essa, a giustificazione diagnostica. Forse sarebbe anche il caso di smetterla di parlare di pedagogie e didattiche speciali ed avere il coraggio di farle diventare davvero pedagogie e didattiche inclusive, con al centro una non più procastinabile massiccia cultura dell’inclusione.
A tinte miste, dunque, l’anno scolastico è terminato ancora una volta. L’inclusione, va da sé, non va in vacanza, ma i ragazzi sì e non possiamo che augurare loro un’estate felice e ricca di esperienze.
Fonte: Disabili.com