SANGANO. «Abbiamo vinto tutti» ripete euforica Barbara Corà. E ancora: «Il tanto atteso e temuto nuovo responso è finalmente arrivato: Marty potrà lavorare e rendersi autonoma».
Sono trascorsi nove mesi dal 18 settembre, quando i membri della commissione medica di Giaveno avevano valutato “incollocabile” sua figlia Martina, ventunenne di Sangano con la sindrome di down. Un verdetto apparentemente inappellabile nel breve periodo, destinato a precludere alla giovane atleta Special Olympics la possibilità di beneficiare della legge 68/99 che consente l’inserimento delle persone disabili nel mondo del lavoro. Mamma Barbara e papà Valerio avevano però sin da subito annunciato di non volersi arrendere a quell’ingiusto giudizio. E così è stato.
La loro battaglia, divenuta virale sui social grazie al lancio dell’hashtag #iostoconmartina, ha così superato in breve tempo i confini della Val Sangone, traducendosi in un grido d’allarme destinato a risuonare in tutta la provincia torinese e a calcare le pagine dei giornali locali.
E a quelle proteste non sono rimasti sordi nemmeno i vertici dell’Asl To3, che sin da subito si sono resi disponibili a verificare la possibilità di sottoporre la ragazza ad un nuovo esame.
Lo scorso 5 giugno la ventunenne di Sangano si è così ripresentata davanti alla commissione del distretto sanitario locale. Questa volta, però, il responso dei medici è stato quello sperato.
«Abbiamo ricevuto l’esito soltanto pochi giorni fa – spiega mamma Barbara – Marty ha vinto per lei e per chi verrà dopo di lei. Come abbiamo sempre sostenuto la battaglia di un singolo deve diventare la battaglia di tutti e la vittoria di uno si trasforma nella vittoria di tutti». Il futuro, oggi, le fa meno paura.
Fonte: La Stampa