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03 / 02 / 2021

Addio a Roberto Tarditi

«Nessuno mi ha mai riconosciuto come figlio, come nipote, come fratello » , scrisse Roberto nel suo libro “ Anni senza vita al Cottolengo”. «Nei miei ricordi d’infanzia c’è solo una grande camerata dove mi sono sentito tremendamente solo. Questo è stato il mio grande handicap: non avere nessuno che mi accettasse per quello che ero, che amasse proprio me. La mia infanzia è dentro di me come una ferita profonda».

Quante volte ci siamo trovati insieme nelle battaglie. La Cpd è cresciuta anche grazie ai suoi numerosi stimoli e battaglie, così da creare un mondo migliore dove la società riconoscesse la dignità delle persone con disabilità e non più solo considerati come soggetti da assistere… Che la vita di Roberto diventi ancor di più un esempio per il nostro operato. Giovanni Ferrero, Direttore della CPD

35 anni trascorsi al Cottolengo, abbandonato lì da bambino. Roberto era così fragile, era così forte. Quando parlava si contorceva tutto perché era spastico. Poi il coraggio di rivendicare un tentativo: quello di abitare una vera casa, come tutti, e non in istituto, e provare a cavarsela da solo. Senza pietismi, soltanto una piccola pensione e un assegno di accompagnamento. Quando uscì dal Cottolengo, Roberto fondò l’associazione “ Mai più istituti di assistenza”. Sognava un’altra legge 180 che aprisse le porte come accadde ai manicomi, si batteva per l’assistenza domiciliare e per le comunità alloggio.

Insieme all’amico Pierino Defilippi, nato senza braccia e senza gambe, hanno combattuto insieme per anni: il diploma magistrale per entrambi, le battaglie civili, un pc per non essere soli, qualche volta una pizza, i libri presi in biblioteca perché Roberto e Pierino erano poveri, anche se ricchissimi. E poi il dovere di raccontare. Due sommersi infine salvati, ma da sé.

Fonte LaRepubblica