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09 / 04 / 2025

NO AI DAZI SULL’ INCLUSIONE!

La CPD ha aderito alla lettera aperta di Coordown con cui si dichiara inaccettabile il dazio sull’inclusione dell’amministrazione Trump: l’Europa civile non può arretrare!

Dazi anche sull’inclusione? Sembra di sì. L’amministrazione Trump sta perseguendo in patria un fermo contrasto ai programmi di Diversità Equità Inclusione e Accessibilità – DEIA accusati paradossalmente di intenti discriminatori. Un intento che si è subito tradotto negli USA in azioni concrete: le aziende private che lavorano con l’amministrazione federale dovranno rivedere le loro politiche DEIA. Il messaggio è chiaro: chi promuove l’inclusione delle persone con disabilità, delle minoranze etniche o di genere non potrà lavorare con gli Stati Uniti, pena l’esclusione dagli appalti pubblici statunitensi.

L’intervento ha attraversato l’Oceano ed anche gli ambasciatori in Europa hanno ricevuto un preciso ordine di servizio: richiesta formale con una lettera alle aziende fornitrici italiane che collaborano con il governo statunitense chiedendo di chiarire, entro cinque giorni, la propria politica del personale. L’ha ricevuto anche l’Ambasciata USA in Italia, dopo i colleghi francesi e spagnoli.

L’impatto non è solo e tanto per il ristretto numero di operatori commerciali di cui si serve l’Ambasciata USA. È molto più grave: le multinazionali che operano anche in Italia si troveranno a dover scegliere fra il dictat americano e uno spirito, una cultura, un impianto normativo UE di tutt’altro segno. E gli esiti – etici, economici, politici – non sono affatto scontati.

Ciò che il Presidente pro-tempore americano definisce “discriminazioni illegali” sono, in Europa, diritti sanciti dall’atto fondativo UE, da direttive antidiscriminatorie consolidate, dallo stesso Pilastro europeo dei diritti sociali, dalle costituzioni dei singoli Stati. Sono l’esito sia di battaglie civili che di una assunzione di consapevolezza delle istituzioni europee. L’Europa e le sue istituzioni – pur con errori e limiti – hanno scelto irrevocabilmente un’altra cultura che nessun radicalismo può scalfire nemmeno con i ricatti economici. Nella storia europea del Novecento è ben chiaro dove portano politiche che fomentano l’indignazione culturale per giustificare decisioni discriminatorie, crudeli e divisive. Oggi come allora, dobbiamo opporci con forza a ogni tentativo di imporre visioni regressive e pericolose.

Chiediamo un intervento immediato da parte del Presidente del Consiglio, del Ministro degli Esteri e del Ministro per le Disabilità per ribadire con fermezza, nelle sedi diplomatiche e internazionali, la distanza del nostro Paese e dell’Unione Europea da queste posizioni: non accettare il ricatto del “dazio sull’inclusione” contrapponendo anzi un rilancio delle politiche di inclusione anche con interventi premiali delle aziende che perseguono politiche di inclusione.

CoorDown e le associazioni firmatarie della lettera continueranno a battersi, in Italia e nel mondo, per un futuro dove l’inclusione non sia un’opzione, ma un diritto non negoziabile.

Per partecipare all’iniziativa: https://www.coordown.it/dazio-sull-inclusione/