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19 / 06 / 2025

GRANDE PARTECIPAZIONE AL PRESIDIO IN PIAZZA CASTELLO PER IL DIRITTO ALLE CURE DEI MALATI E NON AUTOSUFFICIENTI

A cinque anni esatti dal presidio del 2020, svoltosi in piena pandemia, cittadini, familiari e associazioni sono tornati in Piazza Castello a Torino, mercoledì 18 giugno dalle 17, 30 alle 18,30, per denunciare il peggioramento delle condizioni di assistenza sanitaria e sociosanitaria in Piemonte.

Nel 2020, la piazza era stata il luogo simbolico di un minuto di silenzio in memoria dei tanti malati non autosufficienti morti nelle strutture residenziali, incapaci di garantire cure adeguate. Cinque anni dopo, è stato organizzato un nuovo presidio davanti alla Corte dei Conti, per chiedere conto delle gravi mancanze della Regione Piemonte nel garantire i Livelli essenziali di assistenza (Lea).

Secondo i dati ufficiali diffusi dalla Regione nel documento preparatorio del nuovo Piano socio-sanitario, nel solo Piemonte si registrano 24mila prestazioni negate dalle Asl: 14mila cure domiciliari e circa 10mila ricoveri in convenzione.

“Diritti esigibili vengono ignorati – denunciano i promotori – e a migliaia di cittadini con disabilità grave o non autosufficienti viene risposto che ‘non ci sono fondi’. Ma la legge parla chiaro: le cure essenziali vanno garantite prima di ogni altra voce di bilancio.”

Il presidio ha chiesto alla Corte dei Conti un controllo rigoroso sulla gestione delle risorse sanitarie regionali e ha ribadito le richieste già avanzate più volte alla Giunta regionale:

Stanziamento immediato di risorse per i malati in lista d’attesa da oltre un anno per l’accesso a Rsa, centri diurni e comunità alloggio;

Continuità terapeutica garantita dopo il ricovero ospedaliero, con accesso stabile a strutture convenzionate quando il rientro al domicilio non è possibile.

Infine, l’appello è stato rivolto anche al Prefetto di Torino e al Governo nazionale, affinché si intervenga per:

– garantire l’applicazione piena dei Livelli essenziali in Piemonte;

– modificare i Lea per includere assegni di cura e contributi sanitari per sostenere i familiari caregiver;

– rivedere gli standard delle Rsa, aumentando la quota sanitaria dal 50% al 70% per i pazienti ad alta intensità.

“Le risorse ci sono – concludono gli organizzatori – ma è la politica che sceglie dove metterle. E oggi sceglie di non metterle dove servono di più: nei diritti fondamentali dei più fragili.”